giovedì 14/1/10 (ore 21.30) – venerdì 15/1/10 (ore 22.00)
di Alessandro Angelini, con Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli, Giorgio Colangeli, Anita Kravos [Italia, 86′, drammatico]
Prometteva molto Alessandro Angelini con il primo film L’aria salata. E dà ragione alle attese il suo secondo Alza la testa. Castellitto, padre operaio in un cantiere navale di Fiumicino (un passato da marito sfortunato e da pugile fallito), riversa le sue ossessive attenzioni sul figlio Lorenzo, che deve diventare un campione. La storia di Antonio Mero, padre di borgata, ignorantissimo e dotato dell’espressione ottusa e quasi vacua che gli dona un bravissimo Castellitto, è di quelle più appassionanti, realmente borgatara e piena di dignità cioè raccontata ad altezza uomo e non dall’alto verso il basso come spesso si vede fare. Antonio è spregevole nelle sue piccolezze e nel suo razzismo ignorante, è un uomo semplice e piccolo coinvolto in un intreccio, uno scenario e alcune dinamiche che lo forzano a mostrare a fatica (e qui ancora bravo Castellitto) il sentimentalismo che si cela dietro la solita brutalità. Poi un colpo di scena gira il film e lo manda in un’altra direzione. Cambia il genere e cambiano le intenzioni, di colpo ciò che sembrava un pregio diventa una catena di difetti e in sostanza Alza la testa smette di raccontare dei fatti lasciando emergere le emozioni. Diventa un rovente melodramma in cui quel padre iper-protettivo sarà costretto a ribaltare il proprio mondo, a fare i conti con esperienze di vita che non avrebbe mai immaginato. Alza la testa è, anche geograficamente, un film insolito: parte da Fiumicino, periferia romana altamente multietnica, e finisce ai confini con la Slovenia, in un’Italia bilingue e misteriosa. Opera seconda che conferma il talento di Alessandro Angelini, uno dei migliori giovani registi italiani.