giovedì 1/4/10 (ore 21.30) – venerdì 2/4/10 (ore 22.00)
di Shirin Neshat, con Arita Shahrzad, Shabnam Toloui, Orsolya Toth, Navid Akhavan [Germania/Austria/Francia, 95′, drammatico]
Iran, 1953: sullo sfondo tumultuoso del colpo di stato tramato dalla CIA, che riporterà lo Scià, i destini di quattro donne convergono in un bellissimo giardino di orchidee dove troveranno indipendenza, conforto e amicizia. Sharin Nashat, la regista iraniana di Donne senza uomini (Leone d’Argento all’ultimo festival di Venezia) è una videoartista colta, elegante e forte al suo primo lungometraggio. Da trent’anni vive a New York. Le sue opere sono dedicate ai temi sociali e religiosi che formano l’identità delle donne musulmane: ha ricevuto molti premi la serie di sue fotografie «Donne di Allah», ritratti in cui i volti femminili sono occultati da fitte calligrafie. Le sue video installazioni le hanno guadagnato nel 1999 il premio internazionale della Biennale di Venezia. In Iran non vedranno questo film, sarà anch’esso oscurato come molto altro, in un’epoca di persecuzione che colpisce gli artisti liberi. Donne senza uomini parla anche del presente, in una sorta di circolarità ove si annullano le distanze temporali. Allora, negli anni ’50, le donne potevano scegliere tra la moda occidentale e il velo ma non sembra la questione più importante: ciò che conta è la trama soffocante che costituisce un intero sistema sociale e culturale, nel quale anche la differenza di classe si annulla negli abusi sulla sua componente femminile privata dei diritti più semplici, del rispetto, di una dignità. Costretta a vivere nella paura, aggredita, uccisa, calpestata. Un terrore che scivola sui corpi di queste donne prima ancora che nei loro sentimenti, nel conflitto tra accettazione e desiderio di rivolta, nello spazio aperto di sogni e voci interiori sospeso nell’abbandono. Donne senza uomini riesce a unire la sperimentazione con una struttura solida e oculatamente centrata.