sabato 22/10/2011 (ore 22.00) domenica 23/10/2011 (ore 21.30)
di Pedro Almodovar, con Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Eduard Fernández, Fernando Cayo [drammatico/thriller, 120′, Spagna, 2011]
Un chirurgo plastico si cura, con morbosità, della nuova pelle di una donna che tiene segregata… Come era stato anticipato, La pelle che abito è sicuramente un film che segna una discontinuità rispetto al cinema di Pedro Almodovar come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Per la prima volta in carriera, il regista spagnolo si cimenta col thriller e l’horror: un orrore cronenberghiano,volendo, fatto di ossessioni medico-sentimentali, chirurghi psicopatici, stupri e relative vendette. E certo, per la prima volta in carriera Almodovar rinuncia quasi del tutto a quell’impianto formale ultrapop che l’ha reso celebre in tutto il mondo. Ma se queste impressioni superficiali non si possono negare, lo stesso va fatto con il fatto che La pelle che abito presenta fortissimi elementi di continuità con le opere che l’hanno preceduto. Si può dire che La pelle che abito rappresenti per il cinema di Pedro Almodovar quella stessa mutazione (di forma, di aspetto, ma non d’identità e di sostanza, che non stravolge un DNA) che racconta nella sua storia. Il ritorno di Banderas nel cinema di Almodovar, vent’anni dopo Legami, è spettacolare, un istantaneo ritrovarsi con il regista di tante avventure cinematografiche indimenticabili. Ma la vera rivelazione è la bellissima Elena Anaya, nella parte della paziente prigioniera, capace di alternare fissità da bambola a spaesamenti e furie molto umane. Non aspettatevi il «solito» melò. Con La piel que habito («La pelle in cui vivo»), Almodóvar cambia stile e referenze cinefile: più freddo, più trattenuto, più chiuso su se stesso. Qui la freddezza dello sguardo finisce come per «ingabbiare» i personaggi – Banderas non sorride mai – e frenare i molti sottotemi presenti, dall’amore filiale al diritto di vendicarsi, dalla negazione della libertà al mistero della propria identità.