giovedì 27/3/08 (ore 21.30) – venerdì 28/3/08 (ore 22.00)
*SIGNORINAEFFE* di Wilma Labate
con Filippo Timi, Valeria Solarino, Sabrina Impacciatore [Italia, 95′]
Torino, 1980: sullo sfondo delle lotte sindacali contro la riorganizzazione aziendale in casa Fiat – che sarebbe dovuta procedere al prezzo del sacrificio di migliaia di posti di lavoro tra gli operai – Emma e Sergio si incontrano e si amano, nel breve lasso dei 35 giorni di proteste che furono chiusi dalla marcia dei 40 mila colletti bianchi. In questo pezzo di storia d’Italia, i due protagonisti rappresentano le parti che la proprietà vorrebbe mettere l’una contro l’altra: Emma è laureanda in matematica, lavora ai piani amministrativi di Fiat e sta con un ingegnere. Sergio è un operaio, una testa calda, in prima linea nella lotta. C’è chi, come la regista Wilma Labate, vede in quella sconfitta il primo inequivocabile segno della fine della lotta di classe operaia. Anzi, la fine degli operai come classe. Da quell’ottobre in poi l’Italia prenderà un’altra strada. Come Emma, che da quell’ottobre in poi dovrà fare i conti con la sua indeterminatezza e decidere quale strada prendere per il suo futuro. Nella migliore tradizione del cinema italiano, Wilma Labate sceglie una storia privata per parlare di quella pubblica, stringe l’obbiettivo sui personaggi per allargarlo sul paese. E ad ulteriore merito, decide di usare una giovane donna come perno dell’intera costruzione narrativa e filmica. La stessa macchina da presa sembra muoversi assieme alle emozioni della giovane, alle sue impennate di passione, alla carnalità dei suoi vent’anni. Restano fuori terrorismo e pistole, ma trova invece corpo la fabbrica, anche se poco inquadrata. Quella delle presse, del rumore assordante, del grasso. La Fiat come cittadella medioevale del fordismo, con le sue scale, i passaggi, le gerarchie, i corridoi, i cancelli. Ancora più bella, l’atmosfera umana che Labate riesce a ricreare, restituendoci un’epoca oscura, dove però alla tavola della domenica sedevano famiglie assieme a sconosciuti e dove per le strade d’Italia ci si amava felici e con orgoglio.