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sabato 13/2/10 (ore 22.00) – domenica 14/2/10 (ore 16.00 e 21.30)


LA PRIMA COSA BELLAdi Paolo Virzì, con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi [Italia, 116′, commedia]

Bruno Michelucci è infelice. Insegnante di lettere a Milano, si addormenta al parco, fa uso di droghe e prova senza riuscirci a lasciare una fidanzata troppo entusiasta. Lontano da Livorno, città natale, sopravvive ai ricordi di un’infanzia romanzesca e alla bellezza ingombrante di una madre estroversa, malata terminale, ricoverata alle cure palliative. Valeria, sorella spigliata di Bruno, è decisa a riconciliare il fratello col passato e col genitore. Precipitatasi a Milano alla vigilia della dipartita della madre, convince Bruno a seguirla a Livorno e in un lungo viaggio a ritroso nel tempo. Le stazioni della sua “passione” rievocano la vita e le imprese di Anna, madre esuberante e bellissima, moglie di un padre possessivo e scostante, croce e delizia degli uomini a cui si accompagna senza concedersi e a dispetto delle comari e della provincia. Domestica, segretaria, ragioniera, figurante senza mai successo, Anna passa attraverso i marosi della vita col sorriso e l’intenzione di essere soltanto la migliore delle mamme. A un giro di valzer dalla morte, sposerà “chi la conosceva bene” e accorderà Bruno alla vita. Come il protagonista del suo ultimo film, il professore di lettere Bruno Michelucci, anche Paolo Virzì è scappato dalla natia Livorno. E come Bruno, anche Virzì ha finito per «doverci» tornare. Rinunciando ai richiami sociali e alle suggestioni ideologiche Paolo Virzì fa il suo amarcord livornese e familiare, la sua autobiografia giovanile per interposti personaggi attraverso una storia corale che dura quarant’ anni. Il riferimento, lo dice per primo il regista, è la commedia all’italiana, esplicitata dall’omaggio a Dino Risi che vediamo nel film sul set livornese di La moglie del prete in cui la protagonista è maldestra comparsa. La prima cosa bella de La prima cosa bella è la sua naturalezza. Non ci sono tematiche da affrontare e sviscerare direttamente, mancano personaggi/emblema di una o più categorie predefinite, la galleria umana è nutrita ma non sovraffollata. Si racconta semplicemente una storia, intima, familiare, vera. E la si racconta benissimo, con la consueta cura formale (Virzì si chiede sempre dove piazzare la macchina da presa e come muoverla, benché non lo faccia mai pesare), con una passione e tensione umana costanti. Il resto, è fatto di tutte le cose belle che conosciamo già (ci piace ricordare la consueta Realtà con cui Virzì dipinge il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza) e che fanno de La prima cosa bella un piccolo gioiello dove la ricchezza a tutti i livelli non rischia mai di diventare opulenza ma è baciata da un inedito senso della misura.

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