giovedì 17/12/2009 – venerdì 18/12/2009
di François Ozon, con Alexandra Lamy, Sergi López, Mélusine Mayance, Arthur Peyret [Usa, Arg, Spa, Ita, 127′, drammatico]
Quanto spazio siamo disposti a lasciare alla magia e all’imprevisto nella nostra vita quotidiana? È questa una delle chiavi di lettura di un piccolo film indipendente, “Ricky”, diretto dall’enfant prodige del cinema francese François Ozon (quello di “Sotto la sabbia” e “Otto donne e un mistero”) e presentato all’ultimo festival di Berlino. Katie è un’operaia single con figlia a carico (Alexandra Lamy) vive la routine della fatica nella periferia parigina finché nella sua esistenza rassegnata entra, a sorpresa, un collega di lavoro straniero (il franco-ispanico Sergi López, già visto in “Una relazione privata”): è passione istantanea, e la vita dei due ne viene sconvolta, tanto che in breve vanno ad abitare insieme e concepiscono un figlio. Il tono della recitazione, la luce e lo stile delle riprese, i temi sono quelli del cinema d’ impegno sociale e lo spettatore comincia ad aspettarsi un film alla Ken Loach o alla fratelli Dardenne. Ma ecco che succede un evento surreale che cambia lo svolgimento del racconto, una svolta che potrebbe scivolare nell’horror, ma poi si rivela di pura fiaba: al neonato spuntano le ali.Inizialmente brutte, uguali ad ali di pollo, poi sempre più belle… Da Ken Loach si sfiora Cronenberg – il principe delle mutazioni – e poi ci si innalza e si toccano cieli bunueliani. “Ricky”, a raccontarlo, è un film assurdo. A vederlo, è un piccolo capolavoro. François Ozon, 42 anni, è un regista francese eclettico, che non fa mai un film simile ai precedenti. Da “Gocce d’acqua su pietre roventi” a “8 donne”, da “Swimming Pool” a “Angel” ha toccato generi diversissimi. Qui realizza un toccante apologo sulla bellezza della diversità.