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sabato 23/1/10 (ore 22.00) – domenica 24/1/10 (ore 16.00 e 21.30)


SOUL KITCHENdi Fatih Akin, con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Unel, Anna Bederke, Pheline Roggan, Lukas Gregorowicz, Dorka Gryllus  [Germania, 99′, commedia]

Soul Kitchen è costruito su una prodigiosa sceneggiatura ad orologeria dove ogni dettaglio è buffo e indispensabile. Turco di Amburgo, classe 1973, Fatih Akin è un bravo regista, ma soprattutto è uno dei migliori sceneggiatori del mondo. L’aveva dimostrato con La sposa turca (Orso d’oro a Berlino) e Ai confini del paradiso. Lo conferma con Soul Kitchen, la prova più ardua: perché scrivere bene una commedia è arte sopraffina, nella quale persino i massimi maestri spesso falliscono. Il merito di Soul Kitchen va ripartito al 50% con Adam Bousdoukos, co-sceneggiatore e attore protagonista: greco di Amburgo, classe 1974, è lui a dare il film il sapore etnico, e usiamo la parola «sapore » perché la cucina e la ristorazione giocano un ruolo decisivo. Per inciso: ci sembra stupendo che un turco e un greco facciano comunella in Germania per regalarci un film così bello. Nel film, Adam è Zinos Kazantsakis, gestore di una bettola a Amburgo. Abituato a cavarsela con i surgelati, Zinos cambia vita quando conosce Shayn, chef raffinatissimo licenziato da un ristorante di lusso perché si è rifiutato di scaldare un gazpacho per un cliente bifolco. Grazie a lui, il Soul Kitchen di Adam diventa alla moda, e intorno ad esso si snodano le vite di svariati casi umani. Akin punta all’occhio e al ventre dello spettatore: costruisce il suo film come un piatto sofisticato di nouvelle cuisine, o meglio, come una playlist di musica accattivante, facendo molta attenzione a creare mediante una serie di gag fisiche una sinergia fra movimenti dei personaggi, movimenti di macchina e ritmo dei brani della meravigliosa colonna sonora che mescola funky e rythm & blues con hip hop, “rebetiko” greco e naturalmente una canzone di Hans Albers, “uno dei più grandi e popolari attori-cantanti tedeschi degli anni ’30 e ’40”. Una strepitosa commedia interetnica dedicata alla sua Amburgo («una città aperta 24 ore su 24, non come Manhattan che alle 4 di mattina è un mortorio») che alla Mostra di Venezia 2009 ha conquistato il prestigioso premio speciale della giuria.

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