sabato 12/11/2011 (ore 22.00) domenica 13/11/2011 (ore 16.00 e 21.30)
di Paolo Sorrentino, con Sean Penn, Frances Mc Dormand, Judd Hirsh, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, David Byrne [drammatico/commedia, 118’, Italia, 2011]
Cheyenne, ebreo, cinquantenne, ex rock star di musica goth, rossetto rosso e cerone bianco, conduce una vita più che benestante a Dublino. Trafitto da una noia che tende, talora, ad interpretare come leggera depressione. La sua è una vita da pensionato prima di aver raggiunto l’età della pensione. La morte del padre, con il quale aveva da tempo interrotto i rapporti, lo riporta a New York. Qui, attraverso la lettura di alcuni diari, mette a fuoco la vita del padre negli ultimi trent’anni. Anni dedicati a cercare ossessivamente un criminale nazista rifugiatosi negli Stati Uniti. Accompagnato da un’inesorabile lentezza e da nessuna dote da investigatore, Cheyenne decide, contro ogni logica, di proseguire le ricerche del padre e, dunque, di mettersi alla ricerca, attraverso gli Stati Uniti, di un novantenne tedesco probabilmente morto di vecchiaia. “And you’re standing here beside me/I love the passing of time/Never for money/Always for love /Cover up and say goodnight . . . say goodnight/Home – is where I want to be/But I guess I’m already there/I come home – she lifted up her wings/Guess that this must be the place”.(“E tu sei qui vicino a me/Amo lo scorrere del tempo/Mai per denaro/ Sempre per amore/Copriti ed augura la buonanotte/ Casa- è dove voglio essere/Ma mi sa che ci sono già/ Vengo a casa-lei ha sollevato le ali/Sento che questo dovrebbe essere il posto”.) Il testo della canzone dei Talking Heads che dà il titolo al film e riveste un ruolo in una delle scene più importanti e intense, rappresenta una sorta di sintesi di questa opera in cui Sorrentino torna al lucido intimismo degli esordi sotteso costantemente da una ricerca che si fa percorso di vita. Scrive per la prima volta assieme a un altro sceneggiatore, Paolo Sorrentino, e si sente. In This Must Be the Place c’è uno sguardo più speranzoso e conciliato rispetto alla sua precedente filmografia, i toni caustici sono ammorbiditi, l’amarezza presente ma prontamente addolcita. Rimagono invariate, invece, le cifre stilistiche – visive, fotografiche, musicali e sonore – che fanno del napoletano uno dei migliori esponenti del cinema di casa nostra e non solo. E This Must Be the Place rimane un film ricco di momenti alti, capace di colpire emotivamente: anche e forse soprattutto nei momenti in cui la levità elfica del suo protagonista si trasforma in contenuta ma disperata rabbia. Come quando Cheyenne urla il suo dolore in faccia ad un basito David Byrne.