Domenica 2 giugno 2019 ore 17:15 saggio del gruppo Ragazzi al termine di un intenso corso di recitazione del Laboratorio “Progetto Idra” di Massa e Cozzile
Lo spettacolo intitolato “Tutto ha perfettamente senso” è tratto dal film Perfect Sense di David Mackenzie e la trasposizione teatrale è di Marco Arrigoni che ha condotto il corso e curato al regia.
I ragazzi che si sono buttati con coraggio in questa avventura, dove le emozioni giocano il ruolo principale, sono:
Johanna Bagnoli, Linda Canigiani, Letizia Carli, Rebecca D’Addieco, Alessandra De Maio, Julie Guidi, Marisol Magrini, Anna Maltoni, Anna Vittoria Sanzò, Alessandro Vigliotti.
Disegno luci di Marino Filippo Arrigoni;
Voce narrante di Silvia Prioreschi;
Regia di Marco Arrigoni.
Che cosa accadrebbe se gli uomini perdessero uno dopo l’altro i propri sensi?
Tutto ha perfettamente senso è una storia che fa riflettere sulla condizione dell’uomo e sui rapporti umani, un piccolo gioiello dalle immagini forti, ma dal senso delicato. Un mondo che va verso il collasso e che lascia gli uomini privati dei loro sensi, tutti… tranne uno.
«All’inizio abbiamo perso l’olfatto, primo nostro percettore sensoriale, capace di legare un bambino a sua madre prima ancora che apra gli occhi per la prima volta. Non si è semplicemente affievolito, è scomparso, togliendoci dall’imbarazzo di doverci tappare il naso per non sentire l’odore dei rifiuti con cui abbiamo ricoperto la terra e la superficie dei mari.
Poco dopo abbiamo perso il gusto, perché troppe volte abbiamo violentato la terra affinché producesse da sfamare a sufficienza la nostra ingordigia; abbiamo stravolto la natura modificandone i geni e le stagioni perché non dovessimo mai lasciare in attesa la nostra bramosia; abbiamo gettato il cibo perché non soddisfaceva il nostro palato, mentre alcuni di noi morivano di fame.
Poi è stata la volta dell’udito, senso complesso e fondamentale, complice persino del nostro stesso equilibrio. Lo abbiamo perso perché la società, che noi stessi avevamo contribuito a creare, da tempo era diventata sorda; sorda di fronte al pianto straziante di una civiltà priva di compassione; sorda alle grida di aiuto dei nostri simili più sfortunati; sorda perfino al dolore della nostra stessa esistenza, terribilmente bisognosa di amore.
Alla fine siamo diventati ciechi, perché avevamo imparato fin troppo bene ad ingannare i nostri occhi, nascondendo con uno straordinario gioco di luci ciò che la nostra mente non voleva vedere; perché la vista, anziché riflettere il meraviglioso stupore del mondo, il nostro mondo fragile, ma bellissimo, era diventata solo un subdolo strumento di valutazione, schiavo dell’ignoranza e del pregiudizio. Così, alla ricerca del “bello”, si era sostituita la paura del diverso.
Adesso non ci resta che il tatto; il meno lodato dei sensi eppure perfetto. L’unico di fronte al quale siamo tutti uguali: il ricco ed il povero, il bello e il brutto, il sano ed il malato, il bianco e il nero. Abbiamo tutti una testa, due braccia, due mani, un busto, due gambe, due piedi. Abbiamo tutti fame e sete, caldo e freddo. Ma soprattutto abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, perché se perdessimo il contatto nessuno più sarebbe in grado di avvertire la nostra presenza, assaggiare il salato delle nostre lacrime, udire le nostre grida, vedere la nostra disperazione. Non esiste più l’”io”, ma il “noi”, perché lontano dagli altri c’è solo la morte…
Così, per capire il “senso” vero della nostra esistenza, li abbiamo dovuti perdere tutti, i sensi, tranne uno.»
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