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EVOCAZIONI DANTESCHE – Immagine, Danza, Musica e Parola

Inferno XXXIII

evocazioni dantescheUGOLINO DIVORATORE DEI FIGLI

Sabato 13 aprile 2013ore 11

Teatro L’Ordigno -Vada (Livorno)


Un programma educativo ideato da CARLA ROSSI ACADEMY INTERNATIONAL INSTITUTE OF ITALIAN STUDIES (CRA-INITS Non-Profit Organization)

59° APPUNTAMENTO DEL CICLO DI CONFERENZE-SPETTACOLO

Evento specifico organizzato dal Teatro L’Ordigno di Vada a favore del Liceo Classico Scientifico Enrico Fermi di Cecina (LI)

– Conferenza del Prof. Marino Alberto Balducci (poeta/dantista e autore del romanzo “Inferno scandaloso mistero” con 155 illustrazioni originali di Marco Rindori Milano, MJM Edizioni, 2011)

– Letture recitate di Marco Arrigoni, Marino Filippo Arrigoni, Silvia Prioreschi della Compagnia Teatrale Progetto Idra

– Con la danze e le mimiche corporee di Axe Ballet – Direttrice Artistica e Coreografo Antonella Tronci – danzatori: Camilla Melani, Lavinia Merola, Irene Paci, Tommaso Zuchegna

– Musiche elettroniche di Andrea Pozzi del gruppo italo-tedesco Sensory Gate

– Scenografie digitali di Arianna Bechini


Patrocinio di: Ministero Beni e Attività Culturali; Regione Toscana; Provincia di Pistoia; Società Dantesca Italiana – Firenze; Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali – Ravenna; Società Dante Alighieri – Roma

BIGLIETTO D’INGRESSO

Per prenotazioni: Tel. 0586-788373

Email: prolocovada@tin.it


Sabato 13 aprile 2013 alle ore 11.00, il presidente del centro di studi danteschi Carla Rossi Academy – International Institute of Italian Studies (CRA-INITS), prof. Marino Alberto Balducci, presenterà una conferenza-spettacolo sul canto XXXIII dell’Inferno: “Il conte Ugolino divoratore dei figli nella Divina Commedia”. Il programma è organizzato dal Teatro L’Ordigno di Vada a favore del Liceo Classico-Scientifico Enrico Fermi di Cecina – Livorno. Finalità dell’evento è dare opportunità al pubblico studentesco e agli adulti appassionati di conoscere la vastità e la ricchezza dei contenuti della Divina Commedia attraverso lo studio di uno degli episodi più noti dell’opera dantesca. In particolare, a questo punto della visione d’inferno, viene evocato il famoso conte Ugolino, un personaggio che ci porta a compiere una duplice riflessione, pragmatica e spirituale. Da un lato, lo spettro diventa simbolo degli ideali politici unitari di Dante che sempre ha favorito concordia fra le maggiori forze al potere, nel nome del bene civico e del comune buon senso. Dall’altro, questo personaggio famoso ci parla del tradimento di amore che provoca orrore e disperazione, quando nell’odio si rompe il legame coi nostri simili e la Verità Originaria. Al commento storico-filosofico di Marino Alberto Balducci faranno seguito danze ed espressioni di mimica corporea a cura di Axe Ballet, con coreografie di Antonella Tronci, scenografie digitali psicosuggestive di Arianna Bechini e musiche elettroniche originali di Andrea Pozzi del gruppo italo-tedesco Sensory Gate. Testi drammatici moderni, tratti dal romanzo “Inferno-Scandaloso Mistero” dello stesso Balducci (PREMIO LETTERARIO EDITORIALE “L’AUTORE” FIRENZE LIBRI 2010; PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE MONTEFIORE 2012; PREMIO “PEGASUS” CITTA’ DI CATTOLICA 2013; illustrato da Marco Rindori e pubblicato a Milano da MJM Edizioni), saranno presentati dalla Compagnia Teatrale Progetto Idra, che ha già potuto esibirsi con Ugo Pagliai in un’analoga iniziativa. Il programma CRA-INITS Evocazioni Dantesche (Immagine, Danza, Musica e Parola) giunge con questo spettacolo al suo 59° appuntamento. Carla Rossi Academy – INITS dal 1993, anno di sua fondazione, organizza progetti di ricerca e percorsi formativi assieme a università internazionali (fra cui Harvard University), presso la sua sede toscana di Villa La Fenice a Monsummano Terme in Valdinievole. Anche questo evento è patrocinato culturalmente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) e dai maggiori centri di ricerca dantesca italiani.

 

commento dell’autore:

INFERNO XXXIII E IL DINAMISMO DEL MALE

Se l’arcivescovo Ruggieri è un vero traditore politico, il suo carnefice, il conte Ugolino, è un personaggio liminare che — spiritualmente parlando — non sembra appartenere all’area dell’Antenora. Ugolino incarna perfettamente l’ideale politico dantesco che mira a generare concordia fra i contendenti di opposte fazioni, in nome del rispetto reciproco e del comune buon senso. È questa l’unione civile, l’Imperium, che è frutto essenziale di Caritas e è quello che i facinorosi accecati da sempre rifuggono, odiando altri umani. Questa e la Monarchia concepita da Dante lungo la linea speculativa aristotelica. Il conte Ugolino s’incarcera dentro l’inferno perché ha tradito l’offerta d’amore dei suoi commensali, suoi figli e nipoti, chiudendosi nella cupezza più nera che è disperazione. Così, in qualche modo, in senso spirituale, egli appartiene a un’altra zona del lago: quella seguente, la Tolomea (dove si trovano i traditori degli ospiti). Il male, comunque, non può in assoluto porre radici totalizzanti nella coscienza, non può occupare tutta la psiche. Questo è il messaggio che il nostro Poeta qui affida agli ultimi spettri del suo Viaggio infernale, al conte Ugolino, ma forse ancora di più a quel grottesco frate Alberigo che è sempre vivente nel mondo, in senso carnale, al tempo della Visione, come del resto succede al suo compagno di pena, il Branca Doria. Dentro l’inferno si trovano immessi i momenti sbagliati del nostro vivere. L’anima allora cade là sotto quando noi siamo occupati da sporchi demòni. Ma esiste un ‘prima’, comunque, e forse… anche un ‘dopo’. La Vita scorre dentro la vita: Lei non può accogliere mai una morte definitiva. Il male, come l’inferno e il morire, è percorribile e, al fine, è travalicabile. Certo il Viaggio continua (e il Pellegrino lo mostra: fisicamente, concretamente!…), continua oltre l’inferno, che non è certo un confine assoluto, ma che è soltanto la colossale menzogna sull’eternità e la presunta assolutezza del male, come si vede per simboli nel successivo canto XXXIV. In questo senso il protagonista della Divina Commedia, con la sua storia, è dunque emblema inequivocabile di una siffatta rivelazione.

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